lunedì, aprile 19, 2010

La comunità

Gentile Signore,
La ringraziamo per averci trasmesso il curriculum vitae dei dodici uomini che Lei ha scelto per affidare loro un posto di responsabilità nella Sua nuova organizzazione. Dopo un serio esame, tests e colloqui, siamo giunti alle seguenti conclusioni. La maggior parte dei candidati manca di esperienza, di formazione e di attitudini per il tipo di organizzazione che Lei intende realizzare. Non sanno lavorare in equipe e la loro conoscenza delle lingue straniere è insufficiente.
SIMON PIETRO è emozionalmente instabile e soggetto al cambio di umore.
ANDREA non è in grado di assumersi alcuna responsabilità.
I due fratelli GIACOMO e GIOVANNI, figli di Zebedeo, antepongono il loro interesse personale ad un serio impegno per la società.
TOMMASO è portato a mettere in discussione gli ordini ed influisce negativamente sul resto del gruppo.
Ci sentiamo in dovere di informarLa che MATTEO figura nella lista nera del Sinedrio per mancanza di trasparenza amministrativa. GIACOMO rivela tendenze marcate alla radicalizzazione e all’utopia,
alternandole con momenti di depressione.
I contatti di SIMONE, chiamato Zelota, con gruppi estremisti, indicano che è un soggetto difficile da controllare.
Ci pare che ci sia solo un candidato al di sopra della media: GIUDA ISCARIOTA. Ha una ricca immaginazione, ama il rischio, è agevole nei contatti ed ha amicizie altolocate. Ha il senso della discrezione e dell’organizzazione. E’ molto motivato e ambizioso.
Restiamo a Sua disposizione per completare la Sua ricerca e fornirLe la consulenza necessaria per lo sviluppo della Sua nuova organizzazione, a cui auguriamo ottimi risultati.
Jordan
Consulente d’impresa – Gerusalemme

(dalla rivista francese “Regard sur l’actualité”)


"Un cristiano ha bisogno dell’altro a causa di Gesù Cristo e si avvicina all’altro solo per mezzo di Gesù Cristo(...). Tra me e l’altro c’è Cristo, perciò non posso aspirare ad una comunione immediata con l’altro. Solo Cristo ha potuto parlarmi in modo da venirmi in aiuto; per la stessa ragione anche l’altro può ricevere soccorso solo da Cristo. Il che significa risparmiare all’altro tutti i miei tentativi di condizionarlo, di costringerlo, do dominarlo con il mio amore. Senza dipendere da me, l’altro vuol essere amato per come è, vale a dire come uno a vantaggio del quale Cristo si è fatto uomo, è morto ed è risorto, ha conseguito la remissione dei peccati e ha preparato una vita eterna. Cristo è intervenuto in modo decisivo nei confronti del mio fratello, ben prima che io potessi iniziare ad agire, per cui non posso che ritirarmi, lasciando il fratello a disposizione di Cristo, e incontrandolo solo per quello che è già in Cristo (...). Nella libertà dell’altro rientra tutto ciò che s’intende per essenza, peculiarità, disposizioni, anche le debolezze e le stravaganze, che mettono alla prova così duramente la nostra pazienza, vi rientra tutto ciò che dà luogo agli attriti, ai contrasti, agli scontri fra me e l’altro. Portare il peso dell’altro qui significa sopportare le realtà creaturale dell’altro, consentire ad essa e arrivare attraverso la sopportazione a trarne motivo di gioia” (da Bonhoeffer, La vita comune)

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