“Nate, cominciarono a giovare ai loro prossimi: aprirono una scuola, cominciarono a far visita all’ospedale; furono chiamate alla direzione dell’Ospedale che viene ad essere il primo campo in cui esercitarono lo spirito di quella CARITA’ EVANGELICA di cui Dio si era compiaciuto di animarle.
… Si offersero spontanee ad assistere i colpiti dal colera nel 1836 … Avvedutesi che il più grave bisogno di Chiavari è forse quello di provvedere alla educazione delle figlie dei poveri, aprivano una scuola di carità.
Per un nascente Istituto – continua il Gianelli – questo sulla bilancia della umana prudenza può sembrare presunzione o temerità … Non lo è all’occhio della CARITA’ che vuol sempre fare cose grandi né può mai starsi inoperosa, di quella CARITA’ che, dimentica del proprio interesse, gode di farsi tutta a tutti”.
(A. Gianelli, Allocuzione al popolo di Chiavari, 3 aprile 1837)
“Voi dovete imitar que’ pittori che,
impegnati di riportare sopra una tela l’immagine d’una qualche persona,
non son paghi di coglierne i tratti più materiali e qualificativi,
ma ben si studiano d’imitarne i lineamenti più fini e delicati,
e tutti que’ pieni, o smorti colori, che esprimono quindi del figurato,
non sol le sembianze, ma direi quasi l’indole,
i desideri, gli affetti e tutta l’anima.
“Come povere non si faranno rincrescere mai
né la fatica, né il lavoro (...).
Non basta fare il lavoro, ma farlo bene,
e far tutto quello che veramente con discrezione si può
per adempiere la volontà di Dio”
S.A.M. Gianelli (Art. X – Amore al lavoro)